mercoledì 25 dicembre 2013

Pride d'Inverno - Catania 2013







Oggi siamo qui in strada a Catania in questo meraviglioso Pride d'Inverno per dare forza alla richiesta collettiva di avere una legge sensata contro l'omotransfobia e a ricordare a chi dovrebbe fare leggi per il bene comune che il matrimonio, l'abrogazione e revisione della legge 40, la riscrittura della legge 164, le adozioni, ma anche il diritto al lavoro, con la possibilità d'accesso che elimini ogni discriminazione, il diritto a una vita dignitosa e ad una piena eguaglianza formale e sostanziale  tra i cittadini e le cittadine di questo paese dovrebbero essere un tema talmente prioritario da non generare nemmeno discussione. Non dovrebbero sottrarre più tempo di una semplice ratifica di una realtà che già è nei fatti e nella vita di migliaia di persone nel nostro paese. 

Ma questa semplicità non sembra avere presa , tutt* impegnati a darci battaglia su ruoli, potere, denaro, interessi individuali, generando quella disaffezione e rabbia che si riflettono in due modalità di comportamento che sempre più spesso possiamo osservare. Da un lato chi guarda al passato e afferma che nulla mai cambierà, dall'altra chi tenta un cambiamento isolato alzando il livello dello scontro a modalità che non hanno presa nell'immaginario collettivo. In mezzo restiamo noi, catalizzatori di un cambiamento che cercano di radunare attorno a sé quel numero critico di persone, corpi, pensieri che inneschino una reazione. Ci chiamano invertiti, ed io dico sì, sono un invertito. Come ha ben scritto Olga Fantò ne Il posto dove vivo "Siamo state due invertite? Sì! Siamo riuscite ad invertire un pezzo di mondo, una piccola frazione di universo. Che col tempo diventerà sempre più grande, perchè verrà perpetuata da tutte le persone che ci hanno conosciute, da quelle che conosceranno nostra figlia, i nostri nipoti, i nostri amici. Questi a loro volta lo trasmetteranno ad altri, in un circolo virtuoso che non avrà mai fine".

Non smetteremo di lottare ogni giorno, mai. Anche con l'amarezza di non avere attorno quelle stesse persone che beneficiano quotidianamente lotta per loro sacrificando molto della propria stessa vita come fanno i volontari e le volontarie del comitato Arcigay Catania e dei comitati siciliani e calabresi che oggi sono qui presenti con il loro contributo e sostegno.

Lottiamo all'interno di questa bellissima associazione che è Arcigay  perchè abbiamo sperimentato che quando si fa un passo avanti e si diventa parte di un cambiamento sociale nel farlo si diventa collettivamente più liberi e libere, più unit*, più felici.

Vi lascio con un invito: non abbiate paura! Diventate parte di questo cambiamento, lasciatevi travolgere dalla gioia di essere protagonisti e protagoniste con la vostra vita rendendo questo paese e questa bellissima città un posto migliore per tutte e per tutti.

lunedì 22 aprile 2013

Io che non capisco un cazzo di politica ma mi piacerebbe tanto se...

Leggo oggi che il PDL annuncia che rinuncerà ai rimborsi elettorali. E con questo la partita mediatica e comunicativa si chiude per il PD, che non è riuscito a definire un punto chiaro nemmeno su questo argomento. Certo, quella del PDL potrà essere una provocazione, potrà essere garantita dal Caimano coi suoi soldi, potrà essere una boutade lanciata per alzare il polverone. Ma non ha significato se non il raggiungimento stesso della notizia: il PDL rinuncia, il PD no. Amen. Questo gli elettori ed elettrici ricorderanno.

A questo punto penso, dal vuoto della mia inesperienza politica, che il PD farebbe bene a tenerseli, quei soldi. E a investirli in campagna elettorale, o meglio, nel congresso e poi nelle campagnE elettorali.

Sì, al plurale, perchè vorrei tanto che il PD si scindesse una buona volta nei due tronconi che lo compongono.

Sì, considero degne di nota solo due delle componenti del PD. Le altre, gli "inciucioni" del governissimo che fanno urlare le piazze e rivoltare il partito,  la componente "cattocomunista" che Bindi dichiara essere "maltrattata", i capobastioni di questo o quel reggente locale, gli intrallazzatori della struttura che scambiano voti e tessere come i bambini con le figurine di Harry Potter, ecco, tutti questi, hanno da anni una casa pronta ad accoglierli. L'ha fondata Scilipoti nella scorsa legislatura. 

Per la parte che considero invece "sana" del PD, vorrei che ci fossero due diversi futuri. E mi piacerebbe che questi due futuri dialogassero, si alleassero, costruissero una piattaforma comune anche di mediazione e di sintesi che sia sincera e chiara. E che facciano, finalmente, una campagna elettorale degna di questo nome (ve la ricordate la campagna del PD degli ultimi mesi? Ecco, io no.) E i soldi del rimborso elettorale, vi prego, usatelo per questo, e usatelo tutto. Ne avete un enorme bisogno.

E quali sarebbero questi due tronconi?

Uno, quello più centrista e liberista, lo si dia a Renzi, che ha dimostrato di saper comunicare al paese dieci volte meglio di qualunque politico della sinistra degli ultimi 10 anni (almeno). 

L'altro, lo si dia a Barca e si faccia presidente - già padre nobile - Nichi Vendola (l'unico politico che riesce ancora, a furia di parole, a creare dei sogni). Però la gestione la si dia ad una persona più pratica e concreta. Barca, appunto. E se si riesce a far rientrare Rodotà, tanto meglio per tutti.

In questo nuovo partito, una sinistra che non rinnega sè stessa pur di arrivare al governo ma che anzi, vuole essere "vera sinistra di governo", mi ci ritroverei molto, al punto di poter fare addirittura la tessera ed impegnarmi per esso.

E questo proposito, da uno che non conta nulla e che non porterebbe altro voto che il suo (nemmeno quello del mio compagno visto che già vota SEL) ma che ha sempre visto la politica ed i partiti come l'Avversario, lo sento come una vera speranza di cambiamento.

mercoledì 27 marzo 2013

Le altre priorità



Non mi stupisco - purtroppo - di non rintracciare più nelle convocazioni del consiglio comunale l'accenno agli odg presentati sulla situazione ugandese e su San Pietroburgo.

I due ODG, il primo che richiede una pressione a livello internazionale per intervenire sul parlamento dell'Uganda per bloccare il disegno di legge che prevede aggravanti a leggi già esistenti contro le persone omosessuali, arrivando in taluni casi anche a prevedere la pena di morte. Il secondo invece si concentra sulla situazione in Russia, dove è stato discusso recentemente dalla DUMA una proposta di legge che prevede multe e divieti stringenti a chiunque "parli" di omosessualità in pubblico, ed è stata approvata nella prima delle tre votazioni previste per diventare legge di tutta la federazione. 
Questo disegno di legge era stato già introdotto nel distretto federale di San Pietroburgo, scatenando una protesta a livello internazionale che ha portato molte città (tra cui le italiane Milano e Venezia) a congelare i gemellaggi. Torino, nel frattempo, ha firmato per mano di Fassino un'intesa proprio con San Pietroburgo tramite un accordo bilaterale di collaborazione nei quattro settori cultura, economia, turismo e innovazione e università.

La richiesta, partita dal consigliere Silvio Viale e supportata dalla associazioni LGBT cittadine raccolte nel Coordinamento Torino Pride LGB, con particolare attenzione dell'associazione Certi Diritti (che nella sfera dei diritti internazionali ha fatto uno dei propri cavalli di battaglia), prevede la sospensione dell'accordo finchè il panorama che prevede questa legge "anti omosessualità" non sarà mutato.

Eppure questi ordini del giorno, che dovevano già essere discussi settimane fa, iniziano a latitare nelle convocazioni del consiglio comunale.
Merito del pressing di qualcuno che si mormora abbia affrontato Viale, l'assessore e gli altri consiglieri perchè non facessero passare l'odg? O piuttosto un atteggiamento di cauto disinteresse in merito a certe tematiche?
Non abbiamo una risposta certa. Fatto sta che il copione lo conosciamo abbastanza bene: è tutta una storia di priorità.

Siamo ormai abituati ad essere definiti, noi persone LGBT, portatori di istanze marginali al nostro paese, sopravanzati un po' da tutto: dall'emergenza rifiuti alla crisi, dagli accordi pre/post-elettorali alla (personalistica) volontà di coerenza. Spesso veniamo liquidati con un gesto della mano, un sì accennato del capo, una versione italiana che soffoca un respiro europeo. Siamo sempre lì, quelli che richiedono le stesse cose da anni, a cui viene consigliato di avere pazienza, di avanzare passettino per passettino (ma solo e se qualcun-altro decide che è il momento giusto). Perchè nel paese ci sono altre priorità. Nel nostro, figurati negli altri. A Torino nemmeno si riesce - questione di priorità - a dare sede alle associazioni riconoscendone il lavoro quotidiano o addirittura al Coordinamento Torino Pride LGBT.

Per questo non mi stupisco chè il consiglio comunale di Torino non calendarizzi gli odg su Uganda e San Pietroburgo. Ma non si stupiscano poi loro se alcuni inizieranno a comprendere che, con queste modalità politiche, non si avanza ma si resta invischiati in una melassa che si regge su un sistema di promesse ad personam, molto spesso - purtroppo - accettate. 

Chissà come starà qualcun* inondat* di brillantini.

sabato 23 febbraio 2013

Tempo Scaduto



A due giorni dal voto vorrei tracciare una linea per ciò che riguarda il mio pensiero sulla questione dei diritti LGBT in questo paese, sopratutto vista la tornata elettorale che ci apprestiamo a vivere.

Arcigay ha lanciato la campagna Temposcaduto, così come Certi Diritti Io mi impegno e Rete Lenford ha presentato 3 disegni di legge rendendoli disponibili a chi li volesse presentare in parlamento o nelle regioni.

Queste campagne hanno in sé alcuni punti comuni, come il matrimonio egualitario, la revisione della legge 164 per le persone transessuali e una proposta di allargamento della legge mancino per i reati di omo e transfobia.

Ma più di tutto queste campagne segnano un nuovo passo del movimento LGBT in Italia. Negli ultimi anni, grazie a campagne giudiziare (come quelle promosse in primo luogo da Certi Diritti e Rete Lenford con la campagna di Affermazione Civile ) e di opinione (tra cui VORREI MA NON POSSO - It's wedding time o CONDIVIDILOVE), il clima delle rivendicazioni è mutato. 

La società sta lentamente spostando il proprio baricentro in un'ottica di progresso per i diritti delle persone LGBT. Intanto, nel resto dell'Europa e in America, continua il progresso sia da destra che da sinistra, allargando sempre di più i diritti a tutte e tutti e attuando la bellissima frase della Clinton "i diritti gay sono diritti umani".

Ma tutto questo trova la sua vera novità nel mutato approccio alla politica da parte del mondo delle associazioni. Chi si candida alla guida di questo paese non può più considerare la questione omosessuale come uno dei tanti "problemi" da risolvere, ma a nostro avviso questa deve essere una delle "priorità" urgenti da affrontare, perché milioni di persone in questo paese vivono in una condizione di disagio, discriminazione e ingiustizia.

Per questo i toni sono alti, e non bastano più le blande promesse di un tempo, né le strizzate d'occhio o gli accordi sottobanco stretti in separate sedi. Non ci si può più accontentare di fumose promesse di dibattiti parlamentari, né di gesti personali o aperture rubate tramite una telecamera. Non è nemmeno più accettabile da parte di un candidato o una candidata che si dichiara "vicino" alle tematiche LGBT il non avere tempo per rispondere ad un semplice questionario: per le priorità, il tempo si trova. Non possiamo più pensare che, in un paese civile come dovrebbe essere l'Italia, possa esistere una discriminazione palese come quella verso le persone LGBT. Per noi il tempo è scaduto.

Il tempo è scaduto come per le persone di colore in America negli anni 60, perchè anche noi, proprio come loro, viviamo in una condizione di "segregazione per orientamento sessuale e identità di genere". E così come Rosa Parks si rifiutò di sedersi nei posti riservati ai neri sul pullman, anche noi oggi ci rifiutiamo di scendere a compromessi sui nostri diritti.

Per questo non posso legittimare proposte che prevedono un "percorso", né leggi che non contemplino la piena parità e la piena uguaglianza. Sappiamo bene che in Italia una legge sui diritti per le persone LGBT, nel caso passasse, sarà una legge che durerà per le prossime 3 legislature senza essere toccata. Sappiamo bene che ormai il tema delle adozioni ha raggiunto la sua naturale risoluzione nella sentenza della corte di Strasburgo che l'altro ieri ha eliminato ogni forma di discriminazione nell'adozione dei figli da parte del partner non biologico, nell'interesse del minore. Sappiamo bene che quindi una legge non potrà non prevedere questo o sarà nuovamente una legge ingiusta e incompleta.

Conosciamo bene anche l'urgenza di una legge contro l'omo e transfobia, che segni una linea netta di differenza culturale tra un prima e un dopo. Un dopo, dove ogni persona sarà tutelata nella propria individualità e nel proprio percorso di vita da una legge che prevede la procedibilità d'ufficio nei confronti di chi incita alla discriminazione a all'odio. Un prima, dove ogni anno contiamo i nostri feriti, i nostri morti.
Anche qui a Torino.

Il movimento LGBT negli anni è cambiato, si è evoluto, e negli ultimi tempi ha trovato in sè e nella società che ha contribuito a far crescere la forza per alzare la testa e pretendere "tutto e subito", com'è naturale, com'è giusto che sia. Chi si oppone a questo cambiamento, in nome di una cultura o di un'ideologia, non è meglio di chi riteneva che i neri dovessero vivere nella schiavitù, di chi condannava i matrimoni misti o chi si opponeva al divorzio o all'aborto. Chi si oppone a questo cambiamento porta in sè i semi di un'omofobia dettata dall'ignoranza, e contribuisce a rendere la vita di milioni di cittadine e cittadini di questo paese una vita meno piena, meno completa, più ingiusta.


I partiti dovranno abituarsi a questo cambiamento, e prima lo faranno prima questo paese salirà un gradino sulla scala della civiltà.


Detto questo, ecco i risultati finali di TempoScaduto in Piemonte aggiornati al 22/02/2012:



per quanto riguarda la circoscrizione Piemonte 1 alla camera, hanno aderito :

per il PD Bragantini Paola, Rossomando Anna, Boccuzzi Antonio, Fregolent Silvia e D'ottavio Umberto oltre che Barini Fabrizio e Giorgio Gozzellino; per SEL Aiuraudo Giorgio e Costantino Celeste oltre che Michele Curto, Marco Grimaldi, Francesca Gruppi, Cerrato Nicoletta Paola, Giovanni Caponetto, Enrico Lingua, Alberto Re; per il Movimento 5 stelle Chimenti Silvia oltre che Xavier Bellanca, per Rivoluzione Civile Ingroia Antonio, La Torre Franco e Paolo Ferrero oltre che Antonio Pappalardo.
per quanto riguarda la circoscrizione Piemonte 2 alla camera, hanno aderito:

per il PD Bargero Cristina e Gribaudo Chiara oltre che Roberto Leggero; per Sel Vendola Nicola detto Nichi, e Lavagno Fabio; per il Movimento 5 stelle ha aderito Niko Bassardella; per Rivoluzione Civile Ingroia Antonio oltre che Marco Bellotti e Anna Cattaneo.

per quanto riguarda infine il Senato Piemonte hanno aderito:

per il PD Ignazio Marino, Elena Ferrara, Magda Zanoni e Stefano Esposito; per Sel Monica Cerutti, Maria Chiara Acciarini e Giuseppe Accalai oltre che Vanda Bonardo; per il Movimento 5 stelle Marco Scibona e Alberto Airola oltre che Mauro Willem Campo e Simona Barbero.

Oltre a loro, ovviamente, ringrazio chi ha aderito e non è stato indicato nel sito Temposcaduto che ha scelto di rendere noto e raccogliere le adesioni solo di chi, in base agli ultimi sondaggi noti, aveva possibilità reali di essere eletto.

Ah, ricordo che in Piemonte non ha aderito alcun candidato di Pdl, Fratelli D'Italia, Scelta Civica, Fare o Lega.

E il cs stampa finale di Arcigay:

Comunicato stampa. Arcigay: votate chi dice sì a matrimonio e diritti, il tempo è scaduto.

“Arcigay invita tutti gli italiani e le italiane a votare quelle forze politiche che hanno espresso il loro sì sincero ai diritti civili, sì al matrimonio tra persone dello stesso sesso. La nostra campagna di sollecitazione dei candidati “Tempo scaduto” ha prodotto risultati inattesi. Ad un centro-destra che tace e respinge ogni richiesta di uguaglianza che viene dalla minoranza gay, lesbica e trans si contrappongono forze politiche che intendono finalmente trovare soluzioni laiche ed europee per colmare l'abisso che ci separa dal resto del mondo occidentale. Ai futuri parlamentari va fin da ora la nostra richiesta di coerenza e di massima responsabilità nell’affrontare la ferita aperta dei diritti negati". E’ questo è il commento a caldo del presidente di Arcigay Flavio Romani alla luce dei risultati della campagna di mobilitazione preelettorale di Arcigay “Tempo scaduto”: www.temposcaduto.com

L’associazione ha sollecitato negli ultimi giorni le candidate e i candidati alle elezioni ad assumersi in prima persona 4 impegni specifici: il riconoscimento del matrimonio egualitario per le coppie dello stesso sesso, con tutti i diritti collegati; l'abrogazione della legge 40 o una sua radicale modifica; l'estensione della legge Mancino (25 giugno 1993, n. 205) anche ai reati motivati da omofobia e transfobia e la modifica della legge 164/1982 in modo da permettere il cambiamento del nome e del sesso anagrafico alle persone transessuali e transgender anche senza l'intervento chirurgico di riattribuzione del sesso.
Oltre 300 candidati hanno risposto direttamente alla sollecitazione di Arcigay. Ci hanno tenuto poi ad esprimere la loro adesione formale all’agenda di Arcigay le direzioni nazionali dei partiti Sinistra Ecologia Libertà e Rivoluzione Civile per Ingroia. Ha offerto anche il proprio sostegno alla campagna di Arcigay la segreteria nazionale dei Giovani Democratici del PD.
“Siamo molto soddisfatti, grazie a Tempo Scaduto sono stati espressi centinaia di sì ai matrimoni, alla lotta all’omo-transfobia, alla cancellazione della legge 40 e a soluzioni innovative per il benessere delle persone trans. Sono questioni laiche su cui il Paese, nei suoi candidati di centro sinistra e in forze che si presentano per la prima volta alle elezioni politiche, esprime ampie convergenze. C’è la ferma volontà di traghettare l’Italia fuori dall’inerzia sui diritti umani che ha vissuto negli ultimi anni”, spiega Romani.
“A guardare bene i risultati – argomenta il presidente di Arcigay - i candidati in posizione considerata eleggibile di Sel, Rivoluzione Civile e Movimento 5 Stelle hanno massicciamente aderito alla campagna. I numeri ci dicono anche di una presenza importante e solida nel Partito Democratico orientata a soluzioni di totale parità come il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso. Sono tanti infatti i candidati del PD a Camera e Senato ad aver risposto favorevolmente ai nostri quesiti.
Con tutta probabilità, a meno di una sciagurata rimonta delle destre omofobe, il prossimo Parlamento, se saprà unire trasversalmente le forze, potrà avere i numeri per traghettarci oltre la cortina di ferro dell’esclusione per legge delle vite e degli affetti delle persone gay, lesbiche e trans”.
“C’è molta attesa nella comunità lgbt per i risultati di lunedì prossimo. Fino a ieri contavamo sulla punta delle dita di una mano i parlamentari favorevoli al matrimonio gay, ora sono decine e decine. La presenza di diverse forze, e di futuri parlamentari, favorevoli al matrimonio e alle riforme che ci chiede l’Europa consegna al Partito Democratico forti responsabilità. Non ci possono essere scuse, la direzione da prendere è quella della completa e piena uguaglianza, lo dicono i giovani del Pd e lo dicono moltissimi candidati: nella prossima legislatura il maggior partito del centro-sinistra dovrà decidere se fare la storia o essere un freno ai diritti.
Al Movimento 5 Stelle affidiamo il compito di far diventare il sì ai diritti una posizione unitaria. A tutte le formazioni del centro-destra il compito di liberarsi dall'infantilismo omofobo che in nessun'altra parte d'Europa verrebbe tollerato. Per Arcigay il tempo è ampiamente scaduto: faremo pesare ai nuovi parlamentari l’urgenza di darci i diritti che ci spettano", conclude Romani.
Tutti i risultati di tempo scaduto sono disponibili sul sito: www.temposcaduto.com


mercoledì 23 gennaio 2013

L'outing del camaleonte


Ernesto Galli dalla Loggia, oggi, dalle pagine del Corriere torna a riferirsi alla questione "conformismo" :


http://27esimaora.corriere.it/articolo/il-mondo-gay-e-le-vestali-di-un-certo-conformismo/

Di fatto, riassumendo all'osso, riferisce che «Il conformismo degli intellettuali non si misura su ciò che pensa la gente comune, bensì si misura su ciò che pensano gli altri intellettuali» citando Orwell, e continua "Per questo è abbastanza ovvio che nell'ambiente intellettuale chi pure dentro di sé è magari convintissimo che la natura esiste, che il genere corrisponde a una base sessuale biologica, che non si possa parlare di alcun diritto alla genitorialità ma che semmai il solo diritto è quello del bambino ad avere un padre e una madre, chi è pure dentro di sé, dicevo, è magari arciconvinto di tutte queste cose, esita tuttavia a dirlo chiaramente. Per la semplice ragione che non ama sottoporsi al giudizio negativo che una tale affermazione gli attirerebbe immediatamente da parte dei suoi simili". Geniale, nella sua assurdità, la chiusura " Ps: vorrei fosse chiaro, questo non è un articolo sull'omosessualità, sugli omosessuali o sui loro diritti. È un articolo sulle vestali dell'illuminismo che non si sono accorte di essersi trasformate col tempo in devote sentinelle delle maggioranze silenziose." 


Se posso esprimere un'opinione, EGDL deve guadagnare lo stipendio che riceve, probabilmente non scontentando chi lo paga. 

Per farlo (lui e non solo lui) si arrampica come un geco mimetico su specchi sempre più verticali e trasparenti, facendo risaltare facilmente che il camaleontismo, quando non vi è un boschetto in cui rifugiarsi, rivela più di quanto vorrebbe. Sarà per questo probabilmente il lai un po' solitario di EGDL: sparito il coro di chi si straccia le vesti contro l'avanzamento dei diritti per tutte e tutti nella società, le uniche sponde che ritrova sono quelle di noti esponenti dei partiti: Giovanardi, Bindi, Buttiglione, Finocchiaro, Alfano, etc. Insomma, non propriamente la crème de la crème dove un intellettuale possa serenamente rifugiarsi o citare a sua difesa.

Ed è qui, su questa lastra di vetro, che emergono le interessanti e radicate idee di chi, come EGDL, continua ad esporsi contro uno stato laico e di diritto. Per esempio, le continue citazioni a convinzioni intime (di altri) basate su un ordine morale (made in oltretevere), risaltano chiaramente in controluce mostrando che questo altro non è che il solito tentativo di far riferimento ad un ordine naturale delle cose, costruito culturalmente - basta leggere qualunque saggio di antropologia - nell'ultimo secolo anche come puntello ai regimi totalitari.

Ed è in questo stato mentale che EGDL non si capacita di trovarsi solo, un po' arretrato, un po' lasciato indietro dalla storia che avanza. Punta i piedi, lancia appelli e pare proprio chi vorrebbe fermare una valanga a mani nude.

Dicevamo poi geniale la chiusura, dove EGDL tenta di giustificare perfino l'ingiustificabile affermando che questo non è un'articolo sui diritti o sull'omosessualità. Certo, era evidente che qui si affronta il mistero della torta Sacher.


Ps. Questo comunicato non si esprime contro Galli dalla Loggia, sia ben chiaro, ma su quanti continuano ad arrampicarsi sugli specchi per difendere, attraverso una rete di menzogne, allarmismo, populismo becero e disinformazione, una situazione di discriminazione a scapito di una - o probabilmente più - minoranze. Non parliamo certo di Galli Dalla Loggia, ma se egli (o altri)  si riconosce in questa descrizione, beh, non possiamo farci nulla. 

Marco Giusta

lunedì 26 novembre 2012

Intervento al XIV Congresso Nazionale Arcigay


Non è mio interesse approfondire, in questo intervento, una valutazione soggettiva sulle mozioni presentate al congresso. Siamo arrivati ad oggi dopo mesi di campagna congressuale, forse più che mesi, dove bene abbiamo visto cristallizzarsi interessi particolari e schieramenti fortemente ideologizzati. Non è mio interesse parlare di quello che abbiamo alle spalle, ma solo quello che abbiamo di fronte. Domani scioglieremo definitivamente quest'assise, e voglio tornare al mio comitato con un'unica notizia: non chi sia diventato presidente, non chi abbia vinto il congresso o quali ordini del giorno sono passati, quanto piuttosto che qui, oggi, si è dato l'inizio a qualcosa di nuovo all'interno del panorama associativo italiano. Voglio poter tornare a casa sereno di un dibattito e di un confronto che partano da un assunto fondamentale. Arcigay non è e non sarà più un obiettivo a cui tendere, ma uno strumento da utilizzare. Sono anni che continuo a ripeterlo, che la nostra associazione è un mezzo, non il fine. Il fine sta fuori da questa sede, il nemico, se così vogliamo intenderlo, non siede tra noi. 

Qui vedo solo i volti di amici e amiche che hanno condiviso un obiettivo: lottare per il raggiungimento di una società ideale. Possiamo chiamarlo anche sogno, se non vogliamo definirlo obiettivo, purchè sia chiaro e netto il nostro sentito: questo sogno non può più aspettare, e la sua realizzazione deve essere immediata. La politica ci ha risposto in questi anni, e anche recentemente, che siamo come bambini, che strillano e si lamentano perchè vogliono tutto e subito. Ma la politica non si ricorda che non siamo nati dieci anni fa. La storia del movimento moderno in Italia inizia a Torino negli anni settanta, e ancora prima negli scritti di Aldo Mieli e di Del Boca, e ancora prima in Europa e in Italia negli scritti di Karl Heinrich Ulrichs o nel lavoro di ricerca di Magnus Hirschfeld, e ancora prima, negli occhi di chi viveva nascosto e in silenzio il dolore della diversità, non osando nemmeno pronunciare la parola "Libertà". 

Noi abbiamo il sogno di togliere dagli occhi delle donne e degli uomini di questo paese il dolore d'essere diversi, e accendere in loro il giusto orgoglio della propria diversità. Non l'orgoglio malmostoso di chi si sente ferito e perseguitato, ma l'orgoglio sereno di chi acquisisce una consapevolezza e una forza che deriva dal compiere quell'antica massima socratica: Conosci te stesso.

Noi, qui, oggi, riconosciamo noi stessi e noi stesse come compagne e compagni in questo viaggio. Noi, qui, oggi, respingiamo ogni forma di divisione e frammentazione. Arcigay è e sarà uno strumento costruito per la realizzazione degli obiettivi. Possiamo dissentire sulle modalidà scelte, sui passi fatti o quelli da fare, sulle strade intraprese o abbandonate. Possiamo dissentire su molte cose, ma non sul fatto che ogni scelta, ogni decisione, ogni sforzo compiuto sia destinato ad un obiettivo condiviso.

Non voglio qui nemmeno fare argomentazione circa quali siano gli obiettivi che ci uniscono. Li conosciamo tutte e tutti, li abbiamo scritti nei documenti dei Pride, e almeno dal 2007 in poi non sono cambiati. Piena uguaglianza formale e sostanziale, sul piano dei diritti come su quello del riconoscimento sociale, passaggio dalla cultura dell'intolleranza non tanto a quella della tolleranza nè a quella del rispetto, ma a quella della valorizzazione delle differenze individuali e collettive, azioni di contrasto normate per legge ad ogni forma di violenza, fisica, verbale e istituzionale, eliminazione di ogni situazione e forma di discriminazione, costruzione di una maggiore tutela della salute e del benessere pisco fisico delle persone lgbt e non solo. Le nostre parole d'ordine sono gli slogan dei nostri Pride "Parità senza compromessi", "Parità, Dignità, Laicità" "Vogliamo Tutto", e i titoli delle nostre mozioni "Uguaglianza e libertà" e "Liberiamo l'equaglianza".

Tanto è il lavoro che ci attende, e voglio tornare a casa con una notizia. Che qui, oggi, costruiamo una nuova parola d'ordine. Insieme, vinciamo.

venerdì 16 novembre 2012

Torino cammina con i gamberi?


(CS) – Fassino non accosti Torino a San Pietroburgo Omofoba

Il Coordinamento Torino Pride deve tristemente prendere atto degli accordi stipulati dal Sindaco di Torino Piero Fassino con la città omofoba di San Pietroburgo e le ancor peggiori parole da lui spese in merito.

Ricordiamo al Sindaco Fassino che la città di San Pietroburgo ha approvato una legge che punisce qualsiasi espressione e qualunque manifestazione pubblica delle identita e dei temi LGBT, una legge che prevede pene severissime per chiunque esprima pubblicamente il proprio orientamento sessuale o la propria condizione di Transgender.

In tutto il mondo, da mesi, sono in atto campagne per spingere le città gemellate con San Pietroburgo a bloccare o congelare gli accordi di collaborazione, (utile ricordare la campagna italiana ad opera dell'Associazione Certi Diritti sulla città di Milano), come forma di pressione contro la legge in questione, ed oggi il Sindaco di Torino con questo atto rischia di sporcare l'immagine di Torino - Città della Resistenza e Città dei Diritti -.

Con questa firma si rischia di far passare il messaggio che gli interessi economici possano essere messi davanti ai Diritti delle Persone.

Con questa firma rischiamo di sancire lo sdoganamento di una cultura omofoba.

Stringendo la mano del Governatore Georgy Poltavchenko, abbiamo stretto la mano di colui che ha promosso e firmato quell'odiosa legge.

Torino è medaglia d'oro della guerra di liberazione nazi-fascista, e negli ultimi anni è stata il laboratorio di integrazione delle diversità e dell'accoglienza che molte città ci invidiano, non possiamo permettere che venga culturalmente accostata ad una città come San Pietroburgo, che vieta ai singoli di essere se stessi, affermando che ci sono «ragioni e similitudini storiche, e allo stesso tempo attuali »

E allora ci permettiamo, Sindaco Fassino, di ricordarLe che durante la sua campagna elettorale nel confronto fra candidati promosso proprio dal nostro Coordinamento Torino Pride, Lei si era impegnato pubblicamente a non arretrare rispetto al tema dei diritti, di portare avanti la linea Chiamparino e di mantenere la città nel solco della "Città dei diritti"

Invece, recentemente abbiamo dovuto tristemente assistere come in Sala Rossa siano stati bocciati gli ordini del giorno sul Matrimonio e sulle cerimonie pubbliche.

Confidiamo quindi che Lei possa riacquistare la credibilità sulle promesse fatte, operando davvero e concretamente nel solco storico di questa Città, riaprendo un confronto serio sui temi appena bloccati e facendosi personalmente garante della loro approvazione in Consiglio Comunale.

Come Coordinamento Torino Pride auspichiamo che il Sindaco Fassino ed il Consiglio Comunale di Torino chiedano pubblicamente l'abrogazione dell'ignobile legge di San Pietroburgo, questo sì che sarebbe un gemellaggio che potremmo apprezzare

E poi, visto che sta offrendo ai suoi ospiti un giro turistico tra i gioelli della nostra bella e orgogliosa città, auspichiamo possa terminare in bellezza facendo loro visitare il Settore Pari Opportunità e Politiche di Genere che la nostra Città si vanta di avere da ben 11 anni, noi saremo in trepidante attesa di ammirare le foto che Vi immortalano.

Il Coordinamento Torino Pride





"Di fatto stiamo osservando come tutte le promesse, fatte in campagna elettorale o subito prima dei momenti di visibilità come i Pride o il Festival del Cinema LGBT, stanno venendo meno. L'argomento dei diritti è uscito dalle agende del Comune, o forse si pensa che si è già fatto abbastanza. Nessuno sembra riflettere sul fatto che Torino era capofila in Italia sui diritti grazie al lavoro costante di sponda tra le istituzioni e le associazioni che aveva prodotto un'eccellenza anche sul panorama internazionale, generando non solo un avanzamento culturale ma anche un volano per l'economia. Torino è infatti punto di riferimento per centinaia se non migliaia di persone che scelgono questa città come meta turistica, come luogo per studiare o per avviare un'attività proprio perché è riconosciuta l'importanza della specificità LGBT. Ci chiediamo oggi se questo tema è scivolato in secondo piano per semplice miopia o per scelta consapevole. In entrambi i casi aspettiamo un chiaro segnale di inversione di marcia, invitando già fin da ora il sindaco, il consiglio comunale e la giunta a partecipare, il 20 novembre, alle iniziative commemorative in occasione del T-DOR."
Marco Giusta